Dall’8 all’11 giugno si è svolto a Francoforte il congresso dell’EHA, la European Hematology Association, che promuove l’eccellenza nella cura dei pazienti e nella ricerca, collegando ematologi di tutto il mondo per un più proficuo scambio di informazioni, così come per la condivisione di esperienze e dati.
Durante il congresso, dedicato principalmente ai medici, ci sono state alcune sessioni dedicate all’ITP, parte della più generale offerta di eventi che animano iniziative come questa, quali ad esempio i simposi “satellite” organizzati e promossi da enti privati e dedicati alla divulgazione, presentazioni di lavori, sessioni che riassumono i progressi più recenti nel campo della cura e della ricerca.
La prima sessione in ordine di tempo era dedicata all’ITP e si intitolava Ripensare il trattamento dell’ITP, alla luce dell’evidenza clinica relativa all’uso e ai potenziali benefici o rischi di un medicinale o apparecchio medico. Riguardava l’utilizzo clinico del Fostamatinib (nome commerciale Tavlesse).
Si è trattato, nello specifico, di un momento formativo dedicato ai medici e alla pratica clinica con questo farmaco – per altro già in uso – relativamente alla somministrazione, alle sue caratteristiche, ai dosaggi e a tutto ciò che è stato elaborato da un accurato piano di ricerca e di analisi dei dati raccolti nell’evidenza clinica. Il Fostamatinib è utilizzato nei pazienti adulti che non rispondono ad altre terapie. Il suo funzionamento si basa sull’inibizione mirata della tirosin-chinasi della milza, al fine di prevenire la distruzione delle piastrine.
Il moderatore dott. Provan ha sottolineato l’importanza della condivisione dei dati relativi all’utilizzo dei farmaci, sottolineando l’importanza, per le persone con ITP, di avere a disposizione diverse terapie e di poterle personalizzare, così come di poter contare su farmaci efficienti e con pochi effetti collaterali, al fine di ottimizzare la qualità di vita del paziente.
Gli altri due relatori, il dott. Mulis e la dott.ssa Mingot Castellano, hanno infine illustrato i dati raccolti relativi all’uso del Fostamatinib, dai quali emerge che è una valida alternativa ai TPO-mimetici, è sicuro ed efficace, e se assunto tempestivamente ha un’efficacia maggiore.
La dott.ssa Mingot Castellano ha infine esposto alcuni interrogativi – ai quali solo la ricerca scientifica potrà dare risposta – relativi al passaggio tra terapie differenti, allo scalaggio e al trattamento di particolari gruppi di pazienti.